Nuovo polo ospedaliero per Formia e provincia
Competitions
Details_
- CLIENT: Asl Latina – Regione Lazio
- PROJECT: Riccardo Crespi Architetto (AdHocMsl)
- AREA: 56.200mq
- BUDGET: —€
- PHASES: Two phases international competition | shortlisted project
Project description_
Il tema della nostra proposta per il nuovo Ospedale del Golfo di Formia era promuovere l’idea un edificio inteso come risorsa ideata e organizzata, che pone al centro il paziente, con la sua esigenza di cura e i suoi bisogni d’assistenza, con l’obiettivo di umanizzare al più alto livello il rapporto tra utente, struttura e intorno.
La particolare organizzazione del programma funzionale di un ospedale si fonda principalmente sulla differente circolazione delle 3 grandi tipologie d’utenti: pazienti, personale medico e paramedico e visitatori/utenti esterni; a cui va sommato il percorso dei materiali a loro volta suddivisi in “sporco” e “pulito”. La necessità di mantenere divisi tali percorsi ha generato alcune considerazioni iniziali, materializzate poi in una sorta di “maglia” tridimensionale composta da piani orizzontali e collegamenti verticali a cui sono connessi tutte le diverse unità funzionali.
Primo intento è stato quello di ricercare una configurazione che permettesse sempre l’orientamento migliore delle degenze (quadrante est-sudest) attraverso l’apertura di patii interni o aperti verso l’esterno e cercando attraverso questi non solo di creare dell’ombra nelle situazioni peggiori (orientamento verso ponente), ma allo stesso tempo sfruttare al meglio i movimenti d’aria che si generano attraverso i piani e le corti per rinfrescare tutte le stanze.
Il progetto pertanto propone un approccio che scardini quell’aspetto istituzionale, tipico della gran parte degli ospedali fino ad oggi realizzati, di un edificio monoblocco e multipiano, basato sulla tipologia classica a corpo “triplo” o “quintuplo” con corridoi infiniti e monotoni, definendo degli spazi interni caratterizzati da una continua alternanza di patii, terrazze, spazi aperti o chiusi con camere, funzioni di supporto, aree d’attesa, ecc…
Da queste condizioni, c’è sembrato naturale tentare di pensare un edificio immerso in un parco, il più possibile compatto e isolato al centro del lotto, il più lontano più possibile dai confini, e di sfruttare il dislivello di 13,50 mt del terreno per tentare di abbassarne al minimo l’altezza, mantenendo così un continuo contatto, visuale che fisico anche attraverso i patii e i terrazzi, con il verde.
Il parco si estende anche sul tetto, essendo facilmente accessibile dalle degenze attraverso scale e allo stesso tempo sfruttandone le caratteristiche bioclimatiche.
L’edificio si presenta come un prisma scavato, un blocco perforato, un edificio “spugna”, i cui tagli e buchi interni ed esterni permettono di alternare in un costruito continuo spazi liberi, a giardino o patii di differente altezza, che per un lato permettono la frammentazione della composizione, dall’altro costituiscono dei piccoli spazi che ottimizzano l’efficacia ambientale del progetto.
La disposizione delle aperture non risulta apparentemente obbligata da nessuna regola (in effetti è regolato sia da una maglia strutturale di 7,50×7,50 mt che dalla dimensione di corridoio di distribuzione e stanza), rendendola sufficientemente flessibile affinché i pacchetti programmatici si possano adottata facilmente alle molteplici configurazioni.
Un edificio di questa dimensione e rilevanza, esige un grande impegno per trovare il miglior tipo di trattamento degli interni affinché i pazienti trovino il miglior comfort psicofisico, il personale possa sviluppare la sua attività al meglio e i visitatori e utenti possano incontrare un clima e un ambito in ogni modo piacevole.
Pertanto l’uso dei materiali, luce naturale e colore concorrono alla ricerca delle soluzioni migliori.
La disposizione dell’edificio su soli 4 piani porta con sé la mancanza della perdita di contatto con il parco, cosa che avverrebbe in un edificio più alto.
La sua frammentazione genera negli utenti la sensazione di trovarsi sempre in uno spazio diverso e differenziato, ad una scala più “umana”, nonostante si trovi in una struttura molto complessa e grande.
Il sistema di rinfrescamento passivo dell’edificio si basa in una serie d’aggetti e terrazze che, oltre a dare una sensazione di benessere psicofisico al paziente e al personale, creano ombra e permettono la disposizione di vegetazione e la creazione di un microclima.
La doppia pelle della facciata, da realizzare nelle zone di maggiore soleggiamento (un frangisole in lamelle di legno orizzontali sufficientemente distanziate e proporzionate da non ostacolare la vista verso l’esterno dal letto del paziente e un serramento interno in vetro con infissi a taglio termico e vetri a bassa emissività) svolge la funzione di regolatore delle condizioni climatiche, creando un cuscino termico che porti umidità, ombra e che riduca la trasmissione termica.